14 maggio 2012

FILM AL CINEMA - "Hunger Games" ("The Hunger Games") di Gary Ross

A poca distanza da "In time" di Niccol ecco un altro film di fantascienza incentrato su una rappresentazione distopica, che stavolta è però fine a se stessa: invece di servire da specchio deformante di alcune tendenze attuali, viene utilizzata come puro pretesto per uno spettacolo di intrattenimento discretamente violento.
I cliché di una certa allegoria futuribile fondata sull'oppressione ci sono tutti ma vengono riproposti attraverso una modalità che appare calcolata nella sua estrema stilizzazione manierista: e questo fa sì che il tracciato su cui si sviluppa la vicenda possa risultare convincente, a partire dalla caratterizzazione visiva di personaggi (attraverso trucco e costumi che saccheggiano l'immaginario kitsch postmoderno) e ambienti (da quelli "proletari" dei distretti disagiati a quelli high-tech e sofisticati di Capitol City) fino allo spunto narrativo su ribellione e mantenimento del potere, con richiamo ai giochi gladiatori. E il film è realizzato con indubbio talento: i personaggi vengono tratteggiati in modo credibile e gli attori riescono a renderli coinvolgenti; il racconto procede spedito, con un senso del ritmo ed una coerenza interna che non lascia spazio a cali di tensione; la regia si permette una certa originalità senza strafare e riesce a dosare con equilibrio le scene girate con la macchina a mano (spesso fonte di disagio per gli spettatori) nell'ambito di un contesto espressivo comunque movimentato.
Trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Suzanne Collins (primo di una trilogia), "Hunger Games" veicola un messaggio non proprio incoraggiante (almeno per ora, di romanzi ce ne sono ancora due e l'epilogo fa presagire uno o più seguiti). La messinscena fa leva sul voyeurismo dello spettatore, il quale può finire per identificarsi proprio con gli organizzatori dei giochi, che si divertono a contemplare la lotta senza quartiere che i protagonisti adolescenti devono affrontare l'uno contro l'altro. E non mancano i momenti di brutalità nella rappresentazione della violenza. Ma, a non prenderlo troppo sul serio, può rimanere semplicemente un prodotto spettacolare ben confezionato.
Pier

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