10 maggio 2013

FILM AL CINEMA - "Viaggio sola" di Maria Sole Tognazzi

Debitore di "Tra le nuvole" di Jason Reitman, il film della Tognazzi riesce a proporre un discorso esistenziale convincente e non banale. Il tema, come già si può intuire dal titolo, è quello della solitudine nella civiltà occidentale contemporanea: la protagonista è una donna matura che viaggia continuamente per lavoro, tra alberghi di lusso, senza avere una relazione di coppia. Unici punti di riferimento: la famiglia della sorella e l'amico Andrea.
Pur non rinunciando a cogliere tratti caratteristici della realtà italiana, "Viaggio sola" evita le secche del bozzettismo e della caricatura (comuni a tanto cinema nazionale) per "osare" un approccio più allargato, di respiro internazionale, che si rivela fin dalle scelte visive (a prescindere dalle ambientazioni estere, è evidente già nella modalità in cui viene riprodotta Roma, riconoscibile ma senza far uso dei soliti cliché). Questa caratteristica si fa notare proprio in quanto il tessuto che implicitamente sottende l'operazione della Tognazzi è quello della commedia dolceamara tipicamente nostrana, a partire dagli attori impiegati e dal contesto di riferimento iniziale (solitudine ed affettività, temi classici di un certo tipo di cinema, spesso declinati in maniera superficiale). E qui sta invece la differenza e la riuscita dell'intento autoriale: proprio come il film di Reitman si innestava nei binari del genere hollywoodiano per reinterpretarlo dall'interno, così "Viaggio sola" prende apparentemente le mosse da un ambito prevedibile e rassicurante per condurre invece lo spettatore verso una riflessione seria e non consolatoria. 
I personaggi sono disegnati in modo credibile e lasciano il segno, per merito condiviso di scrittura ed interpretazione. Margherita Buy, rimanendo comunque fedele alla sua maniera attoriale, trova una misura altrove sconosciuta; lo stesso si può dire di Accorsi, più calibrato che in altre sue prove. La solitudine e la paura attanagliano tutti, da chi ha scelto una vita errabonda a chi invece ha messo radici nel matrimonio. Gli equilibri appaiono fragili e precari, l'inquietudine è sottotraccia e l'angoscia della fine può irrompere in modo imprevisto. Non c'è sesso facile (anzi), né relazioni semplici, né - tanto meno - il tentativo di accomodamento in una scontata "joie de vivre" ammiccantemente mediterranea. Ma accettazione di se stessi e del proprio destino, questo si. Senza cercare risposte esaustive ai dilemmi sollevati, il film offre comunque una prospettiva costruttiva dalla quale osservarli. Magari qualcuno potrà trovarne giovamento, riconoscendosi emotivamente nei vissuti rappresentati.
Pier

1 commento:

  1. Caro Pier, condivido anche questa tua recensione.
    Commedia ben scritta (tra gli sceneggiatori compare anche M. Sole Tognazzi, brava pure nella regia) ed interpretata (sia da M. Buy che da S. Accorsi : quest’ultimo in un ruolo sicuramente più riuscito rispetto ad altri più noti e scontati).
    Buona anche la fotografia che ritrae con cura molte scene del racconto.
    Aggiungerei che più che accettazione di sé stessi e del proprio destino il film evidenzi, attraverso il racconto delle solitudini di tutti i personaggi (non solo quello della Buy, quindi, la cui solitudine è più immediata ed evidente, ma anche quello ad es del personaggio di Fabiana Cantoni, futura madre single) la ricerca di quale destino sia veramente nostro.
    Il film si chiude proprio così.
    Ricordandoci che la scelta spetta solo a noi, vera, consapevole, scevra da condizionamenti sociali e familiari.
    E qui sta ‘il bello’.
    Noi nella realtà ci riusciamo sul serio?
    Siamo davvero noi nella vita che conduciamo, nelle scelte che facciamo, nei rapporti che imbastiamo e coltiviamo, negli amori che scegliamo?
    Forse è proprio dalla relazione, profonda e sincera, con l’altro che possiamo ricevere un aiuto valido per comprendere chi siamo e cosa vogliamo davvero in questa vita.
    Certo, l’indagine introspettiva attenta, analitica ed oggettiva non può mancare durante il percorso ma può non bastare.
    Ed il film lo mette in luce laddove l’importanza dell’intimità (che è un gran bella parola) traspare nella descrizione delle relazioni affettive in cui rifulge la sincerità istintiva dei sentimenti.
    Solo i sentimenti, infatti, riescono a dare un senso ed un significato autentico e genuino al nostro esistere e alle nostre scelte di vita.

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