1 marzo 2013

CINEFORUM - “The Matrix” (“Matrix”) di Andy e Lana Wachowsky


10 commenti:


  1. Matrix: il dubbio ?
    Matrix ci mette di fronte al dubbio:la realtà che ci circonda è l’unica o esistono altre dimensioni che non riusciamo a cogliere con i nostri sensi?
    A questa domanda grandi pensatori e mistici di tutti i tempi hanno dato una risposta : si!(in parte anche la scienza: fisica quantistica).
    Avere fede in una realtà Ultra-mondana spirituale ,oltre le nostre percezioni sensoriali ci aiuta a vivere? Buddha!
    Avere fede nei sensi :
    cibo, richezza,sesso,potere,ecc.,ci aiuta a vivere? Cypher-Giuda
    Jung scienziato- filosofo, Einstein ,per fare due esempi ,ci dicono che tra la vita di una persona che vive nella materialità ed una che coltiva la fede spirituale,perché la spiritualità va coltivata non scende dal cielo( Neo percorso iniziatico = studio-conoscenza,disciplina ecc) C’è differenza.
    Nella prima c’è come obiettivo il Nulla(La morte azzera tutto)
    Nella seconda troviamo un senso, una meta, ci rende coscienti che siamo co-creatori del mondo:espande la mente,sicuramente ci aiuta a vivere per dirla alla Pier!
    Per cui dubitate dei 6 sensi (il sesto è la mente: filosofia indu)
    Aforismi
    Il dubbio è un omaggio alla speranza.
    Comte de Lautréamont

    Il dubbio è il padre del sapere.
    Proverbio cinese

    Il buddismo non è un credo, è un dubbio.
    Gilbert Chesterton
    Forse l’immobilità delle cose intorno a noi è loro imposta dalla nostra certezza che sono esse e non altre, dall’immobilità del nostro pensiero nei loro confronti.
    Marcel Proust
    Di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio.
    Bertolt Brecht
    È male minore l’agitarsi nel dubbio che il riposare nell’errore.
    Alessandro Manzoni
    La certezza di un Dio che conferisca un significato alla vita supera di molto, in attrattiva, il potere di fare il male impunemente.
    Albert Camus
    Con affetto Pietro 06/03/2013

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    1. Ciao Pietro, personalmente in questo periodo sono poco incline ad interpretazioni dualistiche e pessimistiche della realtà. Pensare che ci sia un senso nascosto al di là dell’evidenza, oltre a non venirmi spontaneo, non mi aiuta neanche a vivere. Così come gli altri dualismi che spesso ne discendono, quali l’opposizione tra spirito e materia o l’idea che ci debba essere un percorso per andare da un punto A ad un punto B. Non credo che nel vivere la propria spiritualità ognuno di noi debba passare obbligatoriamente per questo tipo di approccio…si tratta di una posizione filosofica al pari di altre, che a sua volta può essere messa in dubbio.
      Alla luce di ciò questa volta rivedere “Matrix” mi ha entusiasmato meno che in passato…è interessante l’accostamento tra spunti filosofici sull’illusorietà del reale e temi tipici della fantascienza distopica, quali la guerra tra l’uomo e le macchine…oggi però sono maggiormente portato ad interpretare il film soprattutto sotto questo secondo punto di vista, quindi in modo letterale, aggirando la lusinga metaforica. Opera di science-fiction ben confezionata, formalmente innovativa ed interessante nel mostrare quanto certe mode culturali siano penetrate profondamente nel tessuto sociale (il cinema di genere hollywoodiano come indicatore di tendenza). Può aiutare a vivere? A mio avviso si, sotto il profilo dell’intrattenimento e della catarsi. Ma non la prenderei troppo sul serio.

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  2. Ciao Pier, condivido ciò che dici nel tuo commento e volevo aggiungere una breve considerazione personale.

    Prima di tutto, mi dispiace di non esserci stato perché è uno dei miei film preferiti. Già qualche tempo fa scrissi qualcosa su questo film (http://www.npensieri.it/index.php/filosofia/the-matrix/) anche se ancora non conoscevo nessun cinefilo come Pier. Questo perché Matrix mi colpì. Ricordo che quando uscii dal cinema, si insinuò in me, per qualche giorno, quella strana sensazione di aver trovato una parte di me e dei miei pensieri proiettata sullo schermo (probabilmente era dovuto anche al tipo di letture che ho portato avanti fin dalla prima giovinezza). In ogni caso, in quella circostanza, fui affascinato e attratto dal confronto realtà/illusione – conoscenza/nescienza – libertà/schiavitù. Inoltre veniva posta sullo schermo, in modo semplice e simbolico, la centralità del sentimento religioso e il delinearsi di un cammino spirituale che rendeva sfumati e vaghi i solchi ed i muri tracciati dagli uomini in millenni di storia delle religioni. Il sincretismo religioso aveva fatto breccia nel mio cuore. Ritenevo che il film, in linea con altre opere e con gli insegnamenti di alcuni maestri indiani contemporanei, palesasse un senso escatologico comune a tutte le religioni e le discipline spirituali.
    Oggi probabilmente, mi soffermerei su altri aspetti. Prima di tutto, vorrei comprendere meglio i meccanismi oscuri e gli inganni della mente e del cuore. Siamo sicuri che ci scontriamo con un mostro che è fuori di noi e non dentro? L’illusione è solo nel mondo esterno? Quali sono i limiti della nostra auto-osservazione? Quanti di noi, dietro lo schermo, si sentono parte del consesso di quelli che prendono la pillola rossa? Ma lo siamo veramente?
    Ci crediamo distaccati dai beni materiali, ma non siamo disposti a lasciare le comodità, gli agi e l’aspetto funzionale che gli oggetti si portano dietro. In altre circostanze, siamo disposti a “legare pesanti fardelli imponendoli sulle spalle della gente, senza poi volerli muovere con le nostre forze neppure con un dito”. La nostra proiezione positiva salta fuori nel momento in cui ci immergiamo nelle lettere e nel cinema, quando ci consideriamo parte di un’umanità rinunciante, superiore e che vive immersa nella spiritualità. Ma è fin troppo facile lasciarsi assorbire da finzioni letterarie o cinematografiche che ci trasportano sulla scena e ci fanno immaginare di essere quello che vorremmo essere. In questo senso, libri e cinema possono rafforzare una nostra proiezione illusoria: ci consolano, ma paghiamo anche lo scotto di sentirci quelli che non siamo.
    Quindi inizierei ad indagare proprio nei piccoli meandri della nostra psiche. Purtroppo anche partendo da qui sorgono problemi enormi: qual è la nostra capacità di auto-valutarci, di costruire rappresentazioni del mondo che ci circonda, della nostra interiorità e degli altri che siano coerenti (in unione) con il nostro modo di pensare, con le nostre emozioni e con il nostro agire?

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    1. Secondo aspetto: noi siamo un “tuttuno”. Lo scrivo attaccato, anche se grammaticalmente scorretto, proprio per evidenziare la-non-separazione. Secondo me bisogna smettere di dire tu sei concettuale, tu sei materialista, tu sei emotivo….Noi siamo tutto questo: emozione, intelletto, cuore, istintualità, materia, anima. Cerchiamo di rendere armoniche le nostre mille sfaccettature invece di segmentarci, schematizzarci condannando a morire una parte di noi a vantaggio di un’altra.

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    2. Un’altra questione problematica è l’interdipendenza di tutte le cose, senza nessuna esclusione. Noi che facciamo parte del sistema mondo-illusorio, possiamo entrare ed uscire quando vogliamo attraverso una futuristica cabina telefonica? Possiamo vedere il sistema da fuori? Il che equivale a dire “abbiamo il potere di osservarlo con obbiettività?” La mia risposta – ad oggi – è che non possiamo: siamo parte di quel macrocosmo e non possiamo fare a meno di vedere il mondo e gli altri distorti e filtrati da una lente che rappresenta il nostro sguardo parziale. Detto questo, viene a crollare la distinzione tra realtà/illusione – conoscenza/nescienza – libertà/schiavitù. Siamo tutti schiavi-liberi, siamo tutti ignoranti-sapienti siamo tutti immersi in un mondo di realtà-illusione. E allora quel processo di investigazione di importanza vitale e totalizzante, di una vita spesa a ricercare la Verità è un’altra illusione?
      Dipende. Se confondiamo il dito che indica la luna con la luna stessa a mio avviso inevitabilmente ci perdiamo. Ma se, al contrario, non sarà più la realtà che abbiamo intorno a dover cambiare, ma solo il modo in cui noi la interpretiamo e ce la rappresentiamo, allora potremmo seguire la traccia del dito per osservare la luna. In una rivoluzione copernicana della ricerca, non è ciò che vogliamo che cambi che deve cambiare, ma semplicemente il nostro modo di vedere le cose. Non so dirlo meglio di queste parole di un vecchio maestro zen:

      “Cosa facevi, prima di illuminarti?”. Disse: “Ero solito tagliare la legna e portare l’acqua dal pozzo”.
      Di nuovo gli fu chiesto: “E cosa fai adesso che ti sei illuminato?” . Rispose:” taglio la legna e porto l’acqua dal pozzo”

      Per chi vuole leggerlo in in unico blocco lo metto anche nel mio sito:
      The Matrix II

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    3. Ciao Nabla, condivido in linea generale il tuo intervento...non ho quindi molto da aggiungere, vista anche la chiarezza e la profondità della tua esposizione :)

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  3. Caro Pier il mondo è duale ,l'uomo è duale:uomo-donna,bene-male,luce-buio,verbo-silenzio,amore-odio,caldo-freddo,ecc.ecc..Pensare ad un senso nascosto non ci viene spontaneo perché siamo duali.Solo Dio è uno nel suo mistero.Noi possiamo percorrere la via di mezzo come dice il buddismo ma non è impresa facile:dobbiamo combattere con l'ego che non è duale ma di più (tanti IO,tante personalità ,tanti desideri).Tutti i grandi Maestri spirituali hanno affermato questo.Se non c'è un percorso,una meta, andiamo dove ci portano le pulsioni nel mare tempestoso dell'ego dove non ci può essere un momento di riflessione vera :chi sono Io ,che ruolo svolgo nel creato? Tutto è uguale spirito e materia,uomo e animale,computer e mente.Mettere in dubbio le filosofie é un gioco fine a se stesso.Lavorare su di noi è un gioco costruttivo.
    Pietro con affetto 16/03/2013

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    1. Caro Pietro, io ho già espresso il mio punto di vista... Passando dal piano intellettivo a quello emotivo (e, quindi, soggettivo) posso risponderti che, al di là concordanza o meno sugli spunti concettuali, ciò che mi risuona meno è l'approccio, che percepisco severo e contrappositivo... Questa modalità con me non funziona, se invece a te aiuta a vivere non resta che constatare la differenza di sensibilità individuale. Alla luce di ciò non credo che ci siano ricette predeterminate e valide per tutti ma ritengo che ognuno abbia la sua strada. Ciao

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  4. Grazie Gianpiero per il tuo intervento ben scritto e chiaramente esposto. E' molto in linea con il mio punto di vista e pensiero sulla vita. Purtroppo non ho partecipato a quel cineforum e mi sono persa dunque la discussione seguente, di sicuro stimolante. Il film quando lo vidi ricordo mi piacque abbastanza, non tanto per gli effetti speciali quanto la storia che cela-svela...
    Al prossimo incontro.
    ciao

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  5. Ciao GI,
    grazie a te.
    buona giornata

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